C’era una volta una sinistra che si diceva rivoluzionaria come il colore delle camice dei garibaldini e rosso fu il tessuto della sua prima bandiera che sventolò al teatro San Marco di Livorno nel 1921 per la nascita del PCd’I.
Quella bandiera, che rappresenterà il simbolo della lotta di classe e della Resistenza Antifascista, dopo anni di battaglie sarà incorniciata come cimelio e da lì, ben presto, la sinistra lascerà il contatto con la massa e muterà in borghese avviandosi ad un processo di invecchiamento impietoso, fino a provare fastidio verso quella bandiera, che ancora dopo decenni immutata ed intatta, rifulgeva negli ideali per la quale era nata.
Negli anni, questo sentimento di rancore non si placò e travolta dagli eventi la sinistra, stipulerà un vero e proprio patto con il diavolo, grazie al quale intenderà rimanere eternamente giovane e bella, dandosi alla vita e biasimando alla bandiera, i segni della decadenza politica e della corruzione morale. Seguono anni tormentati per la sinistra, dove gli scandali e la corruzione la scaraventeranno nell’oblio, mentre la bandiera sarà lasciata ridursi ad un orrendo straccio intriso di pioggia e di muffa come se patisse le miserie della sorte al posto suo ed invecchiasse personificando la sua coscienza.
La storia è cambiamento, ma non stravolgimento. Il percorso che ha portato il PCI dal Teatro S. Marco ai giorni nostri, ha subito soprattuto negli ultimi anni una serie di cortocircuiti fino a renderlo irriconoscibile. Se Gramsci, Terracini, Togliatti, Berlinguer tornassero ai giorni nostri, troverebbero un linguaggio incomprensibile e sarebbero visti come pericolosi sovversivi da una classe dirigente che abiura i valori costituzionali. Il PCI difendeva la scuola pubblica e Renzi la privatizza, il PCI combatteva la “Legge Truffa” e Renzi la ripropone, Renzi argomenta “l’Italicum” nello stesso modo in cui Mussolini argomentò la legge “Acerbo”, il PCI costruì l’art.18 e Renzi l’ha spazzato via.
Livorno ha una storia affascinante e della nascita del PCI ne va orgogliosa. I vecchi della Fondazione DS che probabilmente continuano a considerarsi epigoni, discendenti della III° Internazionale, hanno rotto finalmente gli indugi decidendo di donare la bandiera alla città.
E proprio come l’epilogo drammatico nel “Ritratto di Dorian Gray”, la bandiera perfettamente restaurata, tornata meravigliosamente giovane a nuova luce e pronta ad essere esposta in quello che sarà il “Museo città di Livorno”, lascia a terra la realtà di una sinistra irriconoscibile, frantumata dallo svanire dei suoi stessi ideali, lacerata dalla vita aristocratica e mondana dei suoi stessi moderni precetti.
Per cui come cittadini, il Movimento 5 Stelle di Livorno ringrazia doverosamente la Fondazione DS, malgrado non si sia persa occasione, di legare quello che sarà un monumento nazionale, all’immagine irriverente del politichetto di turno della casta.
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