L’intensità di cura, nata dal modello produttivo della famosa casa automobilistica, ideato nel 1948, è una scelta scellerata priva di ogni fondamento scientifico, utilizzata come alibi per la costruzione di nuovi ospedali e come strumento di progressivo smantellamento della sanità pubblica
Cos’è l’ospedale per acuti?
– L’ospedale diventa il luogo dove curare la fase acuta della malattia (per la Toscana sono previsti massimo 5 giorni di degenza), spostando su strutture esterne la prevenzione, la diagnosi, i controlli, la riabilitazione e la cura delle malattie croniche. Il problema è che gran parte di tali strutture ancora non ci sono!
– I reparti spariscono. L’ospedale sarà diviso in 2 sezioni: la parte medica e quella chirurgica. La parte medica, a sua volta, sarà suddivisa secondo 3 livelli di intensità assistenziale: alta, media, bassa.
In una medicina in cui i livelli di specializzazione richiedono ambienti dedicati e specifiche apparecchiature tecnologicamente molto avanzate, adesso torniamo al “repartone” dei primi anni del secolo!
– L’assistenza sarà affidata a tre dottori tutor (uno per ogni livello assistenziale). L’infermiere sarà “multidisciplinare”, cioè dovrà occuparsi di pazienti affetti da ogni tipo di patologia.
Questo determinerà quantomeno un decadimento del livello qualitativo delle cure. “Infermieri multidisciplinari” e “medici tutor tuttologi” non potranno ovviamente garantire i livelli di specializzazione che la medicina moderna richiede e saranno soggetti a stress, errori o, nella migliore delle ipotesi, a comportamenti tesi a procrastinare decisioni e iniziative di cura. Non è un caso che studi internazionali hanno dimostrato in maniera incontrovertibile e definitiva che il modello
per intensità di cure è meno efficace, meno efficiente e più dispendioso dell’attuale Modello Dipartimentale.
Allora, perché questo nuovo modello?
– A questa domanda i promotori (interessati) risponderanno: “perché il paziente è al centro”; “perché permette l’integrazione delle diverse competenze professionali e il confronto costruttivo tra gli specialisti”; “perché permette di ottimizzare risorse umane e posti letto”.
La verità invece è:
1. “perché questo sistema sanitario risulta incompatibile con la struttura “a padiglioni” degli attuali nosocomi e rende necessaria, per questo, la costruzione di nuovi ospedali cosiddetti “a monoblocco”.
Fornisce, così, l’alibi per una imponente speculazione edilizia sia riguardo al nuovo intervento, che alla svendita e riqualificazione delle vecchie strutture! E poco importa che il nuovo ospedale serva o addirittura sia già superato (come dichiarato recentemente dall’architetto Renzo Piano, ideatore dell’ospedale a monoblocco insieme a Veronesi), basta che costi molto!
2. “Perché questo consentirà di applicare quei tagli (messi sotto la voce ”riorganizzazione”) che senza questo stravolgimento organizzativo risulterebbero troppo impopolari e imputabili esclusivamente a scelte politiche”.
3. “perché la fine della sanità pubblica, o quantomeno la sua progressiva marginalizzazione al ruolo di sanità per i poveri, permetterà il sempre maggiore coinvolgimento di attori privati, che potranno ottenere ingenti profitti con sovvenzioni pubbliche”.