In uno scenario complessivo sempre più drammatico, moltissime persone perdendo il lavoro non hanno più potuto pagare l’affitto o il mutuo, ritrovandosi così senza più un posto dove poter dormire .
Questi “nuovi poveri” si vanno ad aggiungere a chi già da tempo vive sulla strada: un popolo silenzioso, di invisibili, perchè nella nostra società, in genere, della povertà ci si vergogna, quasi fosse una colpa.
Se per i nuclei familiari con figli la pubblica amministrazione ha comprensibilmente un occhio di riguardo (sarebbe imperdonabile che una società negasse a dei bambini un’infanzia degna di questo nome) c’è chi ormai da decenni è praticamente invisibile, spesso solo, senza casa e senza neanche una famiglia a cui poter chiedere il necessario aiuto.
Sui binari della stazione di Livorno – così come in molte altre parti d’Italia e non solo – i vagoni fermi durante la notte divengono quindi dei rifugi, l’unica alternativa, specialmente d’inverno, alla carenza di dormitori.
Su questi treni fermi sui binari salgono nottetempo persone, spesso anziane, che portano sulla loro pelle gli effetti di una vita “on the road”, per i quali potrebbero percepire un assegno di invalidità, altri sono esodati ante literam che aspettano di giungere all’età del pensionamento.
Riteniamo che questo non sia degno della città delle leggi livornine e di una società realmente solidale.
Se non proviamo a dare come comunità una risposta, seppure temporanea, l’alternativa è di trasformare molte di queste persone in squatter, costringendole a valutare se occupare illegalmente i tanti locali che risultano vuoti ed inutilizzati.
Se non studiamo una soluzione, la situazione igienico-sanitaria cittadina non potrà che peggiorare (ricordiamo che il sindaco è il responsabile della salute) oltre che gravare pesantemente sul Sistema Sanitario Nazionale.
Cosa fare allora?
Per circa 40 anni, in Olanda, si è assistito ad un meccanismo di utilizzi temporanei degli immobili a senza tetto, studenti, avventori che necessitavano per brevi periodi di una sistemazione a basso o bassissimo costo, regolate da Associazioni ed altre Organizzazioni che si sono fatte carico della corretta gestione comune di tali strutture, coinvolgendo gli inquilini nella condivisione delle incombenze gestionali, dei costi, del quieto vivere, del rispetto dell’immobile concesso.
Questo il cosiddetto modello olandese anti-kraak (anti-occupazione), per tentare di evitare azioni estreme come quella che ha portato all’occupazione dei locali ex ASL di via Ernesto Rossi.
Lasciando vuoti gli immobili, l’ente pubblico perde denaro, per il calo del valore in seguito alle ricorrenti aste, per l’abbandono, i fatti vandalici.
Così , al contrario, anche dietro la corresponsione di un affitto bassissimo, si rivalutano le strutture pubbliche in modo che un immobile, nel momento in cui sia messo in vendita, possa continuare un percorso virtuoso e continuo che restituisca un senso e un ruolo al patrimonio pubblico inutilizzato (ma anche a quello privato).
Chiudiamo parlando di un’altra stazione, quella centrale di Milano, il cui mezzanino del metrò, dallo scorso gennaio, è stato aperto per ospitare per la notte un centinaio di senza tetto.
Solidarietà verso gli ultimi, se non ora quando?