Lo scorso 2 aprile abbiamo incontrato Enzo Cozzolini e Daniele Pettinato, rappresentanti del Comitato Lavoratori in Mobilità di Livorno: un gruppo formato da circa 250 mobilitati livornesi, che si sono messi in rete con altri 15 comitati a livello nazionale, con l’obiettivo di sensibilizzare tutte le forze politiche sulla necessaria salvaguardia di tutti i lavoratori che sono stati colpiti dagli effetti devastanti della Riforma Fornero delle pensioni.
Il giorno successivo al nostro incontro, a Roma, alcuni deputati del Movimento 5 Stelle hanno avuto modo di confrontarsi con diversi rappresentanti della Rete di Comitati.
Fra i deputati 5 stelle era presente anche Marco Baldassarre, eletto in Toscana.
Il problema che riguarda coloro che sono stati denominati in modo improprio dai media come “esodati” è molto complesso e interessa molte categorie di lavoratori.
Analizzando la questione nel dettaglio, si comprende immediatamente che quella promossa dalla Fornero non è stata una “Riforma delle Pensioni”, ma una vera e propria manovra economica che ha colpito il sistema pensionistico, con la finalità di “fare cassa” subito, destinando molti dei contribuiti versati dai lavoratori, in lunghi anni di attività, al risanamento del bilancio dello Stato.
Molti aspetti del dramma sociale che ha colpito gli “esodati” non sono noti e anzi rimangono occultati all’opinione pubblica.
Una delle questioni che salta maggiormente ai nostri occhi, studiando la situazione, è la possibile incostituzionalità della “Riforma”, meglio definita come “Manovra” Fornero sulle pensioni.
Infatti, come è ben specificato dall’articolo 77 della Costituzione, senza la delegazione delle Camere, il Governo non può emanare decreti con valenza di legge ordinaria; solo in casi eccezionali e urgenti il Governo, può adottare, senza delegazione delle Camere, provvedimenti provvisori, con forza di legge.
Non si capisce, quindi, perché il Presidente Napolitano, abbia firmato tale “manovra”, che non ha ovviamente le caratteristiche di un “provvedimento provvisorio” (ma si presenta con effetti immediati, senza alcuna forma di “gradualità” e con una valenza retroattiva), in assenza di una specifica “legge delega delle Camere”.
Un altro fattore da sottolineare è il tentativo da parte del Governo Monti di far passare l’idea fraudolenta (e fortemente anti-costituzionale anch’essa) di mettere in discussione il “contratto previdenziale” Stato-Cittadino e di dare a intendere che la tutela pensionistica non sia più un diritto inalienabile di tutti che lo Stato deve garantire, ma che possa essere assicurata anche in modo arbitrario, sulla base di uno stato individuale, anche temporaneo e dipendente dalla propria condizione lavorativa.
Da questo concetto base derivano i molti “paletti”, apparentemente irrazionali, che la Ministra Fornero ha inserito nei vari criteri di salvaguardia decisi a posteriori, nel goffo tentativo di “mettere una pezza” agli errori macroscopici insiti nella legge che porta il suo nome, nel momento in cui è stata smentita anche dall’INPS sull’effettivo numero degli “esodati” che rischiavano (e molti di essi rischiano tuttora) di rimanere per lunghi anni senza lavoro e senza pensione.
Esempi di queste limitazioni discriminatorie, inserite nelle diverse norme approvate dal governo Monti in materia pensionistica, possono essere ad esempio il non aver lavorato durante il periodo di mobilità (cosa ovviamente consentita per legge), oppure il non aver superato un certo reddito, oppure ancora il non aver versato almeno un contributo entro un certo termine per i contributori volontari..
Tutto ciò con l’evidente finalità di non superare certi limiti numerici di persone “salvaguardate”: prima si è provveduto a tutelare 65000 persone (DM del 1 giugno 2012), successivamente altre 55000 (con il DL del 6 luglio 2012, n.95, cioè la famosa “Spendind Review”) e, infine, altri ulteriori 10130 soggetti (con la legge del 24 dicembre, n.228, meglio conosciuta come “Legge di Stabilità 2013”).
L’unica proposta di legge che, ad oggi, abbia tentato di trovare una soluzione complessiva al problema è stata la 5103, approvata all’unanimità dalla Commissione Lavoro della Camera ma che, successivamente è stata osteggiata dalla Fornero, dal sottosegretario Martone, nonché dalla Ragioneria dello Stato, interrompendo il suo iter parlamentare, per lasciar spazio alla discussione della Legge di Stabilità, che ha portato con sé gli ultimi 10130 salvaguardati in ordine di tempo.
La legislatura è finita così, lasciando in gravi disagi ancora 260 mila persone che, ad oggi, non hanno alcuna garanzia per una futura tutela pensionistica (che prima della legge Fornero ovviamente sarebbe spettata loro), oppure sono costretti a rimanere diversi anni senza reddito da lavoro e senza pensione (un numero variabile di anni a seconda delle diverse categorie, con una forte discriminazione di genere per quanto riguarda le donne).
Per tutti questi motivi -ed altri che non citiamo per necessità di sintesi- il meet up 5 stelle di Livorno dà la sua massima disponibilità ad informare la cittadinanza sui reali effetti della Manovra Fornero sulle pensioni e a fornire il suo contributo alla risoluzione complessiva del problema.
Intanto, a livello locale, è necessario segnalare che esiste una mozione di solidarietà agli esodati, presentata dai consiglieri comunali Tiziana Bartimmo, Lorenzo Cosimi (Rifondazione Comunista), Lamberto Giannini (SEL) e Andrea Romano (IDV), presentata il 16/6/2012 e che giace da lungo tempo in fondo ai punti dell’Ordine del Giorno delle sedute del Consiglio Comunale e non viene mai discussa.
Nell’O.d.G. dell’ultimo consiglio comunale del 12 aprile era ancora al 211° punto!
Un documento simile è stato invece da tempo presentato e votato a larghissima maggioranza in consiglio provinciale.
L’approvazione di simili mozioni di solidarietà è stata raggiunta in molti comuni d’Italia e serve politicamente ai comitati per poter interloquire meglio a livello regionale e poi nazionale.
Chiediamo quindi alla conferenza dei capigruppo in consiglio comunale di spostare finalmente questa mozione fra i primi punti dell’ordine del giorno delle prossime sedute del consiglio in modo che sia discussa e approvata al più presto.
Non si tratterebbe solo di un’azione “simbolica”, ma di un segnale di attenzione da parte del Comune di Livorno che può essere spendibile dalla rete dei comitati anche a livello nazionale.
Gli esodati non chiedono regali, chiedono solo che gli sia ridato ciò che gli è stato tolto.
Cari Consiglieri, non dimenticatevi di loro!