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Licenziamenti alla Sintesis: cacciati per motivi economici.

04 Apr 2013
Redazione
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Diritto al lavoro, Esodati, Riforma Fornero, Sintesi licenziamenti

camper

Siamo rimasti molto colpiti (in negativo) dalla vicenda dei licenziamenti alla Sintesis, della quale siamo venuti a conoscenza leggendo diversi articoli pubblicati sulla stampa locale, qualche settimana fa.

Abbiamo deciso quindi di occuparci della problematica, all’interno di un gruppo di lavoro dedicato alle molte situazioni di crisi occupazionale e di precarietà lavorativa. Ne vogliamo parlare perché lo riteniamo un caso esemplare di come possano andare le cose nel nostro paese e a Livorno in particolare. Forse stiamo davvero toccando il fondo..

Riassumiamo dunque brevemente la vicenda.

La ditta Sintesis (80% di proprietà del CNA) decide di punto in bianco di licenziare 4 persone, tutte del reparto amministrazione e formazione (3 donne e 1 uomo). Questi licenziamenti avvengono senza alcun preavviso e la causa che ha motivato tale scelta è stata di natura “economica”, facendo ricorso alla recente Riforma Fornero e alla modifica dell’articolo 18.

Nonostante tale motivazione, leggiamo questa dichiarazione del direttore del CNA su La Nazione del 6 Marzo, che ci suona quantomeno contraddittoria: “ La Sintesis allo stato attuale non ha problemi seri, ma si è reso necessario un piano di ristrutturazione per evitare criticità future per cui ha eliminato i settori amministrazione e formazione che ora sono gestiti con contratto di service stipulato con strutture della Cna”. Inoltre, non c’è stata nessuna intenzione da parte dei dirigenti dell’azienda di fare ricorso ad ammortizzatori sociali come la cassa integrazione o i contratti di solidarietà.

Ci chiediamo il perché di questa mancata richiesta, dal momento che, in questo stesso periodo, sempre più aziende in crisi fanno regolarmente ricorso a tali ammortizzatori sociali, evitando di lasciare i lavoratori con il solo debole paracadute dell’indennità di disoccupazione (ora ribattezzata ASPI).

I lavoratori licenziati si sono rivolti alla CGIL, nella persona di Pieralba Fraddanni, che si è resa subito disponibile per cercare di raggiungere qualche risultato in favore dei licenziati. E’ stato ottenuto il pagamento del preavviso di licenziamento (pari a circa una mensilità lavorativa) ma, purtroppo, pare che da parte dell’azienda ci sia stata una chiusura totale ad un ulteriore dialogo in merito alla vicenda.

Stiamo parlando della CNA, un’associazione di categoria che normalmente alza la voce per denunciare lo stato di crisi delle aziende ed affermare la necessaria tutela dei lavoratori; stiamo parlando di un’associazione di categoria che rappresenta molte piccole e medie imprese gestite da persone che, prima di licenziare i propri dipendenti, tentano di trovare soluzioni alternative e meno dolorose, attraverso difficili processi di contenimento dei costi e trattative con le banche.

Su questo tema, il movimento 5 stelle si è speso molto a livello nazionale con delle proposte concrete per rilanciare la piccola e media impresa.

Beppe Grillo, oltre ad aver promosso incontri con i piccoli e medi imprenditori del Triveneto, è intervenuto sul suo blog mettendo in luce con efficacia i sacrifici che costantemente questa categoria è chiamata ad affrontare, non dimenticandosi che ormai sono molti i casi di piccoli imprenditori che si sono tolti la vita dopo essere stati costretti a licenziare i propri dipendenti.

Leggendo il sito nazionale della CNA, nella descrizione della sua mission vogliamo evidenziare frasi come: “… dare valore all’artigianato e alla piccola e media impresa… promuovendo il progresso economico e sociale …”. Il licenziamento per motivi economici, subito dai quattro dipendenti della Sintesis, ci sembra che mini alla base i principi su cui CNA fonda la sua missione perché corrisponderebbe ad ammettere di non essere la realtà trainante per gli artigiani e le piccole e medie imprese ma piuttosto il contrario: vale a dire una realtà “trainata” da quelle categorie che oggi più che mai sentono il peso della crisi e che inevitabilmente portano con sé realtà come la CNA.

Non vorremmo pensare che il licenziamento di quattro persone, con esperienza maturata in anni di lavoro professionalmente e seriamente condotto, sia dovuto alla mancanza di risorse economiche da parte di CNA che vede alle sue dipendenze una forza lavoro di circa 9000 persone perché, se così fosse, dovremmo aspettarci a breve una preoccupante riduzione d’organico da parte di CNA nazionale e, ovviamente, ci auguriamo che ciò non avvenga.

Ancora dallo stesso sito leggiamo inoltre che “La CNA è stata la prima organizzazione dell’artigianato a sottoscrivere accordi con i sindacati dei lavoratori (1946)”. Si evince chiaramente, quindi, la storica apertura della CNA alla contrattazione con le parti sociali per cui, a maggior ragione, non si comprende come non sia stato fatto ricorso ad una normale richiesta di ammortizzatori sociali per i quattro dipendenti e perché ci sia stata una così forte chiusura, in questo caso verso la CGIL.

Ma prima di pensare agli ammortizzatori sociali come ultima ratio, è possibile che non sia stato fatto un tentativo per ricollocare queste 4 persone nel vasto sistema territoriale del CNA?

In qualunque modo la si voglia vedere, comunque, si può registrare ancora una volta l’uso “discutibile” del potere ai danni dei più deboli.

Ci sembra poi assurdo che, per “motivi economici”, si colpiscano persone con stipendi da 800 € mensili anziché razionalizzare stipendi e costi assai più cospicui. Quantomeno ci chiediamo se anzichè iniziare dal licenziamento diretto di personale dipendente non sarebbe stato più giusto operare una drastica riduzione dei costi dirigenziali.

Ci piace pensare che questa questione sia tutta locale e che il dramma che si sta abbattendo su quattro famiglie possa essere risolto a breve anche con il prezioso intervento della CNA a livello nazionale, che possa magari contribuire a “ricollocarli” nel proprio vasto tessuto aziendale.

Non crediamo insomma che ci si possa sempre nascondere dietro la crisi (ma neanche dietro la riforma Fornero, come evidenziato dal titolo dell’articolo uscito sul Tirreno in data 6.3.2013 “Ci hanno licenziati dall’oggi al domani con la legge Fornero”) per calpestare la dignità delle persone. Giustificarsi con un’ espressione come “la legge ce lo consente” è per noi gravemente insufficiente, anche perché pensiamo che si potesse e si dovesse fare molto di più. Inoltre ci auguriamo che in futuro non venga messa in discussione la professionalità di questi lavoratori solo perché hanno “osato” andare contro l’ordine costituito.

Ci risulta che il Sindaco e l’Assessora Darya Majidi siano stati interpellati dai lavoratori licenziati, mediante richiesta d’incontro. Questi sono stati ricevuti dall’assessora Majidi che ha ascoltato i lavoratori, senza però trovare in seguito ne’ una soluzione ne’ un dialogo proficuo con l’azienda.

Ci sentiamo in dovere, quindi, come ultima possibilità dal punto di vista istituzionale, di interpellare l’Assessore Regionale Simoncini, chiedendo una sua opinione in merito a questa vicenda.

Redazione

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